LA VITA ACCANTO
Dal libro di Mariapia Veladiano
Adattamento teatrale Maura Del Serra
Regia di Cristina Pezzoli
con
Monica Menchi
dal 24 al 29 novembre
Teatro Libero di Milano
Negli ultimi anni si è parlato spesso di bullismo nelle scuole, nelle caserme e non solo, ma di concreto, purtroppo si è fatto molto poco.
I “diversi” sono ancora troppo spesso emarginati e se riescono a vivere una vita normale è perché riescono a farsi forza, anche grazie alla famiglia e a qualche amico sincero.
Questo libro e questa pièce teatrale ci permettono di parlare di un fenomeno ancora troppo diffuso.
Una bambina, Rebecca, subisce vessazioni di ogni tipo in quanto “brutta”: quante volte ce lo siamo sentite dire sia che fosse vero sia che non lo fosse? Come se, tra l’altro, fosse il peggior difetto di questo momento. Se una bambina è brutta allora non vale niente, non era quello che volevano farci arrivare? E cosa accade a quella bimba quando cresce, quando passa per il fuoco dell’adolescenza? Quali ferite si trascinano nel tempo?
E’ ciò che ci vuole mostrare questa pièce teatrale tratta dal libro di Maria Pia Veladiano e adattato da Maura Del Serra che andrà in scena dal 24 al 29 novembre al Teatro Libero di Milano.
“La Vita Accanto” è una riflessione profonda sulla società troppo impegnata a rendere tutto perfetto, tutto “bello”, anche attraverso l’uso di ritocchi estetici e di computer grafica, dimenticandosi dell’animo delle persone.
Ne parla in questi termini anche la regista Cristina Pezzoli:
“Un’epoca in cui l’apparire ha seppellito l’essere, in cui “photoshoppare” visi e corpi è la regola che si impone per correggere e falsificare ogni minima imperfezione del corpo umano. Mettere in scena la bruttezza come metafora, conservarne il mistero, non banalizzare rendendo realisticamente “mostruosa” la protagonista, è un compito non piccolo poiché tutto quello che accade nel romanzo di Maria Pia Veladiano e nella efficace riduzione teatrale di Maura Del Serra, ruota intorno a questa condizione. La letteratura e la poesia possono far vedere solo dicendo, il teatro deve far vedere anche agli occhi. L’invenzione della bruttezza sarà dunque il nostro punto di partenza, il cambio dello sguardo del pubblico alla fine del racconto, ci auguriamo sia il punto di arrivo“.
L’attrice protagonista Monica Menchi ha adorato sin da subito quest’opera rimanendo colpita dal fatto che la bruttezza viene vissuta con stupore e non con tristezza. A lei il compito di reggere l’intero show considerato il fatto che indosserà una maschera in lattice, per rendere il tutto più credibile, e interpreterà anche i personaggi collaterali: una responsabilità non da poco.
E’ una sfida da tutti i punti di vista: a livello attoriale ma anche di tematiche. Non è solito infatti che un testo così coraggioso, che offre spunti di riflessione sugli stereotipi della bellezza, riceva premi importanti in ambito letterario e consensi di critica a livello teatrale.
Lo troviamo significativo, come autrici, ci fa ben sperare che si trovi una via per apprezzare le persone non per il loro aspetto esteriore ma per quello interiore.
Si ringrazia l’ufficio stampa per averci fornito le foto.